Il diritto di recesso relativo ad un acquisto online o in negozio consente al consumatore di sciogliere in modo unilaterale un contratto senza addurre particolari motivazioni e, per tale motivo, è spesso chiamato anche diritto di ripensamento. Si tratta di una facoltà eccezionale, che deroga alle regole generali, ed è posta a tutela della parte contraente che si trova in una posizione di debolezza rispetto all’altra. Proprio per tale ragione il diritto di recesso disciplinato dal codice del consumo è esercitabile solo in casi particolari, predeterminati dalla legge ricorda Studio Cataldi.
Quando è previsto il diritto di recesso
Il diritto di recesso unilaterale disciplinato dal codice del consumo, come accennato, non può essere esercitato con riferimento a qualsiasi contratto ma solo in due specifiche ipotesi:
- se il contratto viene concluso a distanza (es. acquisti via internet, a mezzo televendite)
- se il contratto viene concluso al di fuori del negozio (es. acquisti effettuati per strada, vendita a domicilio, etc.)
La norma di riferimento è l’art. 52 del Codice del Consumo, il quale dispone:
“1. Fatte salve le eccezioni di cui all’articolo 59, il consumatore dispone di un periodo di quattordici giorni per recedere da un contratto a distanza o negoziato fuori dei locali commerciali senza dover fornire alcuna motivazione e senza dover sostenere costi diversi da quelli previsti all’articolo 56, comma 2, e all’articolo 57.
2. Fatto salvo l’articolo 53, il periodo di recesso di cui al comma 1 termina dopo quattordici giorni a partire:
a) nel caso dei contratti di servizi, dal giorno della conclusione del contratto;
b) nel caso di contratti di vendita, dal giorno in cui il consumatore o un terzo, diverso dal vettore e designato dal consumatore, acquisisce il possesso fisico dei beni o:
1) nel caso di beni multipli ordinati dal consumatore mediante un solo ordine e consegnati separatamente, dal giorno in cui il consumatore o un terzo, diverso dal vettore e designato dal consumatore, acquisisce il possesso fisico dell’ultimo bene;
2) nel caso di consegna di un bene costituito da lotti o pezzi multipli, dal giorno in cui il consumatore o un terzo, diverso dal vettore e designato dal consumatore, acquisisce il possesso fisico dell’ultimo lotto o pezzo;
3) nel caso di contratti per la consegna periodica di beni durante un determinato periodo di tempo, dal giorno in cui il consumatore o un terzo, diverso dal vettore e designato dal consumatore, acquisisce il possesso fisico del primo bene;
c) nel caso di contratti per la fornitura di acqua, gas o elettricità, quando non sono messi in vendita in un volume limitato o in quantità determinata, di teleriscaldamento o di contenuto digitale non fornito su un supporto materiale, dal giorno della conclusione del contratto.
3. Le parti del contratto possono adempiere ai loro obblighi contrattuali durante il periodo di recesso. Tuttavia, nel caso di contratti negoziati fuori dei locali commerciali, il professionista non può accettare, a titolo di corrispettivo, effetti cambiari che abbiano una scadenza inferiore a quindici giorni dalla conclusione del contratto per i contratti di servizi o dall’acquisizione del possesso fisico dei beni per i contratti di vendita e non può presentarli allo sconto prima di tale termine”.
Diritto di recesso nel codice civile: differenze
Il diritto di recesso regolamentato dal codice del consumo, va però tenuto distinto dal diritto di recesso unilaterale previsto dal codice civile.
Quest’ultimo, infatti, va espressamente pattuito tra le parti contrattuali e trova la sua disciplina nell’articolo 1373, in forza del quale: “1. Se a una delle parti è attribuita la facoltà di recedere dal contratto, tale facoltà può essere esercitata finché il contratto non abbia avuto un principio di esecuzione. 2. Nei contratti a esecuzione continuata o periodica, tale facoltà può essere esercitata anche successivamente, ma il recesso non ha effetto per le prestazioni già eseguite o in corso di esecuzione. 3. Qualora sia stata stipulata la prestazione di un corrispettivo per il recesso, questo ha effetto quando la prestazione è eseguita. 4. È salvo in ogni caso il patto contrario”.
Diritto di recesso negli acquisti in negozio
Il Codice del consumo si preoccupa di disciplinare il diritto di ripensamento in relazione ai contratti disciplinati fuori dai contratti commerciali. Questo non significa che chi acquista in negozio non possa esercitare tale diritto. A cambiare, ovviamente, sono le regole. Chi infatti dovesse acquistare in un negozio fisico un prodotto che si rivela difettoso o danneggiato potrà denunciare questa situazione al venditore nel termine di due mesi dalla scoperta del difetto e in ogni caso non oltre i due anni.
Le opzioni a disposizione del consumatore prevedono la richiesta al venditore di provvedere alla riparazione del prodotto acquistato o alla sua sostituzione.
Qualora però ad acquistare il bene sia un professionista, costui è tenuto a denunciare il vizio nel termine di otto giorni.
Diritto di recesso tutela solo il consumatore
Il diritto di recesso oggetto di analisi è previsto a tutela del consumatore perché nei contratti che vengono stipulati fuori dai locali commerciali o a distanza, l’acquirente non può controllare la merce che acquista. In casi come questi chi acquista è quindi considerato dall’ordinamento, come anticipato, la parte debole del contratto.
Lo stesso stipula infatti un contratto accettando le condizioni e termini contrattuali applicate dal venditore, senza un confronto diretto. Proprio in ragione di tale posizione deteriore il legislatore riconosce al consumatore acquirente il diritto di avere il rimborso o di restituire il prodotto dopo il previsto periodo di ripensamento.
Come si esercita il diritto di recesso
Le modalità tramite le quali il consumatore può esercitare il diritto di recesso sono quelle di cui all’articolo 54 del codice del consumo, che gli consente, alternativamente, di:
a) utilizzare il modulo tipo di recesso di cui all’allegato I, parte B, del codice stesso,
b) presentare una qualsiasi altra dichiarazione esplicita della sua decisione di recedere dal contratto.
In ogni caso, la comunicazione relativa all’esercizio del diritto di recesso deve essere inviata prima della scadenza del periodo di recesso.
In alternativa, il professionista può offrire al consumatore l’opzione di compilare e inviare elettronicamente il modulo di recesso tipo riportato all’allegato I, parte B, o una qualsiasi altra dichiarazione esplicita sul sito web del professionista, comunicandogli poi senza indugio la conferma di ricevimento su supporto durevole.
L’onere di provare di aver correttamente esercitato il diritto di recesso incombe sul consumatore.
Quando esercitare il diritto di recesso
Il termine entro il quale esercitare il diritto di recesso da un contratto a distanza o negoziato fuori dei locali commerciali, ai sensi dell’articolo 52 del codice del consumo, è di quattordici giorni decorrenti, in caso di contratti di servizi, dalla conclusione del contratto o, in caso di contratti di vendita, dall’acquisto da parte del consumatore del possesso fisico dei beni (o, nelle ipotesi particolari contemplate dallo stesso articolo 52, dell’ultimo bene, dell’ultimo lotto o prezzo, del primo bene, o dalla conclusione del contratto).
In caso di contratti per la fornitura di acqua, gas o elettricità (che non sono messi in vendita in un volume limitato o in quantità determinata), di teleriscaldamento o di contenuto digitale non fornito su un supporto materiale, il termine di quattordici giorni decorre dal giorno della conclusione del contratto.
Costi del diritto di recesso
L’esercizio del diritto di recesso non comporta costi e il consumatore dovrà essere rimborsato di tutti i pagamenti eseguiti in occasione della vendita, senza possibilità per il professionista di applicare delle penalità.
In particolare, il prezzo della vendita va rimborsato entro quattordici giorni dalla ricezione, da parte del venditore, della comunicazione di recesso. Chiaramente il consumatore, dal canto suo, dovrà restituire il prodotto acquistato, che va rispedito entro quattordici giorni. La spesa per la spedizione è di norma a suo carico, come vedremo in dettaglio.
Rimborso del prezzo da parte del venditore
Una volta che il consumatore ha esercitato il proprio diritto di recesso comunicando tale volontà nei termini, il venditore ha 14 giorni di tempo per procedere al rimborso del prezzo pagato, senza indebito ritardo.
Il rimborso deve essere eseguito procedendo all’accredito della somma nelle stesse modalità a cui ha fatto ricorso il consumatore per procedere al pagamento a mano che il consumatore non abbia convenuto diversamente e a mano che non debba sostenere dei costi.
Il venditore, ai sensi di quanto previsto dall’art. 56 ultimo comma del Codice del Consumo, può anche attendere ad effettuare il rimborso fino al momento in cui il cui il consumatore non provvede alla restituzione dei beni acquistato o abbia dato prova di averli spediti. Regola che non vale se il venditore si è offerto di ritirare i beni.
Restituzione dei beni da parte del consumatore
A fronte dell’obbligo del venditore di restituire quanto pagato al consumatore, quest’ultimo, in base a quanto previsto dall’art. 57, deve ovviamente, come appena visto, restituire i beni acquistati al venditore nel termine di 14 giorni. Termine che, in base a quanto sancisce l’art. 56 del Codice del Consumo, si intende rispettato se i beni vengono consegnati al corriere o all’ufficio postale appunto nei 14 giorni che decorrono, lo precisiamo, dal momento in cui il consumatore ha comunicato al venditore la sua volontà di recedere dal contratto.
Per quanto riguarda poi i costi di restituzione, in base a quanto stabilito da una disposizione del comma 1 dell’art. 57 ” Il consumatore sostiene solo il costo diretto della restituzione dei beni, purché il professionista non abbia concordato di sostenerlo o abbia omesso di informare il consumatore che tale costo è a carico del consumatore.
Nel caso di contratti negoziati fuori dei locali commerciali in cui i beni sono stati consegnati al domicilio del consumatore al momento della conclusione del contratto, il professionista ritira i beni a sue spese qualora i beni, per loro natura, non possano essere normalmente restituiti a mezzo posta”.
Conseguenze del diritto di recesso
Il diritto di recesso mette fine agli obblighi delle parti, che ai sensi dell’art. 55 del Codice del Consumo sono, in via alternativa, i seguenti:
- eseguire il contratto a distanza o negoziato fuori dei locali commerciali;
- concludere un contratto a distanza o negoziato fuori dei locali commerciali nei casi in cui un’offerta sia stata fatta dal consumatore.
- Quando non spetta il diritto di recesso
- In alcuni casi specificamente individuati dal codice del consumo (art. 59) il diritto di recesso è escluso.
Si tratta delle seguenti ipotesi:
- contratti di servizi dopo la completa prestazione del servizio, se l’esecuzione è iniziata con l’accordo espresso del consumatore e con l’accettazione della perdita del diritto di recesso a seguito della piena esecuzione del contratto da parte del professionista;
- fornitura di beni o servizi il cui prezzo è legato a fluttuazioni nel mercato finanziario che il professionista non è in grado di controllare e che possono verificarsi durante il periodo di recesso;
- fornitura di beni confezionati su misura o chiaramente personalizzati;
- fornitura di beni che rischiano di deteriorarsi o scadere rapidamente;
- fornitura di beni sigillati che non si prestano a essere restituiti per motivi igienici o connessi alla protezione della salute e sono stati aperti dopo la consegna;
- fornitura di beni che, dopo la consegna, risultano, per loro natura, inscindibilmente mescolati con altri beni;
- fornitura di bevande alcoliche, il cui prezzo sia stato concordato al momento della conclusione del contratto di vendita, la cui consegna possa avvenire solo dopo trenta giorni e il cui valore effettivo dipenda da fluttuazioni sul mercato che non possono essere controllate dal professionista;
- contratti in cui il consumatore ha specificamente richiesto una visita da parte del professionista ai fini dell’effettuazione di lavori urgenti di riparazione o manutenzione;
- fornitura di registrazioni audio o video sigillate o di software informatici sigillati che sono stati aperti dopo la consegna;
- fornitura di giornali, periodici e riviste ad eccezione dei contratti di abbonamento per la fornitura di tali pubblicazioni;
- contratti conclusi in occasione di un’asta pubblica;
- fornitura di alloggi per fini non residenziali, trasporto di beni, servizi di noleggio di autovetture, servizi di catering o servizi riguardanti le attività del tempo libero qualora il contratto preveda una data o un periodo di esecuzione specifici;
- fornitura di contenuto digitale mediante un supporto non materiale se l’esecuzione è iniziata con l’accordo espresso del consumatore e con la sua accettazione del fatto che in tal caso avrebbe perso il diritto di recesso.
Pacco aperto e diritto di recesso
Non rientra tra i casi di esclusione dal diritto di recesso l’apertura del pacco contenente i prodotti acquistati a distanza. Le ragioni sono più che comprensibili.
Precludere al consumatore l’apertura del pacco significa privarlo del diritto di controllare l’integrità e il funzionamento corretto dei beni acquistati.
Anzi, il recesso è efficace anche se il prodotto non viene restituito nel suo imballaggio. La giurisprudenza europea ha confermato questa possibilità riconoscendo addirittura il diritto di recesso anche se l’imballaggio va distrutto.
Diritto di recesso nei contratti del Codice del Consumo
Il Codice del Consumo non si limita a disciplinare il diritto di recesso analizzato finora:
- all’art. 67-duodecies disciplina il diritto di recesso dei contratti che hanno ad oggetto la commercializzazione a distanza dei servizi finanziari ai consumatori;
- all’art. 74 invece è contenuta la disciplina del recesso dai contratti di multiproprietà, da quelli relativi ai prodotti per le vacanze di lungo termine, dai contratti di rivendita e di scambio.
Fonte ultimenews24.it